Sulla falsa coscienza (2). Un limite alla padronanza di sè

Mario De Maria, I monaci dalle occhiaie vuote, 1888

Qui proseguo l'esame (iniziato qui) della nozione di falsa coscienza chiarendo che si tratta di una certa riappropriazione della nozione, più che di un'esposizione del modo in cui è solitamente intesa. La differenza fondamentale sta nel diverso rapporto con quella dinamica caratteristica della soggettività (che sta alla base della sua libertà) grazie a cui questa prende consapevolezza di ciò che la condiziona e con ciò, in qualche misura, supera il condizionamento: qui sostengo che la falsa coscienza indica una divisione che non è superabile in questo modo. Nel prossimo post (qui) spiego che caratteri ha una politica trasformativa all'altezza di questa divisione strutturale.



Video 1: Una riappropriazione di sapore althusseriano della nozione di falsa coscienza
Qui offro una breve precisazione sul senso di questo gruppo di video sulla falsa coscienza: non sto ricostruendo la comprensione più diffusa di questa nozione, ma ne sto proponendo una possibile riappropriazione, ispirata in senso lato alla particolare forma di marxismo proposta da Louis Althusser.

Video 2: La falsa coscienza come condizione strutturale
Qui formulo la tesi che sta al centro della riappropriazione della nozione di falsa coscienza, che sto illustrando. L'idea è che la falsa coscienza sia una condizione da cui non si può uscire. Se infatti essa designa infatti la condizione per cui il condizionamento sociale, in generale, e lo sfruttamento e il dominio che possono caratterizzarlo, in particolare, non sono esperienzialmente riconosciuti (non se ne è consapevoli), quello che sto qui aggiungendo è che questo tipo di "cose" non possono mai essere esperienzialmente riconosciute: non sono esperienzialmente riconoscibili (cioè non se ne può essere consapevoli, non sono accessibili attraverso una introspezione riflessiva). La falsa coscienza è quella divisione soggettiva per cui l'esperienza della coscienza è divisa o separata dai modi determinati in cui è socialmente condizionata (e dunque anche dai modi in cui è sfruttata, se la società cui appartiene è una società di classe): quei modi non sono accessibili a quella esperienza. (Ovviamente da tutto questo non consegue che quei modi siano inconoscibili in assoluto).


Video 3: Nessuno, neppure le classi dominanti, è sottratto alla falsa coscienza
Qui riprendo e sviluppo un punto già affrontato al termine del primo post: l'inaccessibilità esperienziale del dominio e dello sfruttamento non vale solo per le classi che subiscono quel dominio e quello sfruttamento.


Video 4: La nozione di falsa coscienza non dipende da quella di coscienza pienamente trasparente a se stessa
Qui mostro come la concezione di falsa coscienza che sto isolando non dipende da, e dunque non è compromessa con, quella nozione di coscienza trasparente a se stessa, che merita di essere rigettata. La condizione di falsa coscienza non è definita come la privazione di questo pieno autopossesso, che è solo una costruzione immaginaria.


Video 5: Ci sono condizionamenti di cui l'autocoscienza non si può riappropriare
Per illustrare e giustificare la tesi secondo cui la falsa coscienza indica una divisione che la soggettività non può superare attraverso la sua tipica dinamica di riappropriazione di ciò che le agiva alle spalle, qui comincio a chiarire le condizioni di questa dinamica (che è espressione eminente della libertà dell'autocoscienza). 

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