Kant con Platone sugli ideali morali


Dopo aver richiamato una delle letture tradizionali della cosiddetta teoria delle Idee di Platone, espongo il modo in cui Kant reinterpreta questa teoria situandone il nucleo vivo a livello della filosofia della pratica: ciò che Platone dice delle idee in generale, o almeno una parte di ciò che dice delle idee in generale, vale per Kant per le idee pratiche e per gli ideali morali. In effetti, nulla di ciò che incontriamo nell'esperienza realizza pienamente un ideale morale, ma al massimo vi si approssima, proprio come, per Platone, nessuna realtà sensibile adegua perfettamente il suo archetipo ideale, cioè l'Idea di cui tale realtà è copia o di cui tale realtà partecipa.
Nella parte finale del video, chiarisco la differenza tra il resoconto kantiano del rinvio ai modelli morali (ad esempio, al saggio o all'uomo virtuoso) e il resoconto dello stesso fenomeno, offerto da Aristotele.
In fondo, riporto sia la pagina della Critica della ragion pura citata nel video (appartiene alla Sezione prima del primo libro della Dialettica trascendentale: "Delle idee in generale"), sia un'altra, che vi è legata e che avevo altrettanto in mente (appartiene alla Sezione prima, del Capitolo terzo, del secondo libro della Dialettica trascendentale: "Dell'ideale in generale"). In entrambi i casi, riporto la traduzione di Costantino Esposito, uscita per Bompiani (con un'integrazione tratta dalla traduzione di Pietro Chiodi, uscita per UTET).

(Cercando una immagine in cui ci fossero sia Kant sia Platone, sono finito su una bella esposizione della stessa pagina che qui commento, offerta da Maria Chiara Pievatolo. La consiglio senz'altro: qui)














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